Non ricordo molto bene l'anno, ne sono passati più o meno 7...
Quell'anno il Golgi Calcio femminile aveva tante ragazze che volevano giocare. C'era la solita squadra costruita per vincere e che non vinse, con due allenatori, Mario e Cristiano. E poi tante ma tante ragazze. Uscì un'ipotesi, fare due squadre. Venne chiesto il mio parere, e anche la disponibilità ad allenarne una. Posi tre condizioni: la scelta di un collaboratore, la divisione delle squadre non in due di pari livello ma una forte e una debole, e il fatto di allenare quella debole. Le condizioni furono soddisfatte, come dicono i matematici, e così io e Marquinho allenammo. In quel gruppo c'erano ragazze che col calcio avevano poco da spartire, così si decise di fare una rotazione sistematica e dare lo stesso minutaggio a tutte, portiere escluso. Ci ponemmo l'obiettivo di divertirci, ma il mio obiettivo era di farne una squadra vera. Si creò un gran gruppo. Le partite le perdemmo tutte, troppo forti le altre squadre per noi. Non solo, non riuscivamo a segnare nemmeno un goal. Il livello era modesto, solo una ragazza, Luciana, era davvero brava in difesa, sicuramente era nella squadra sbagliata e ci aiutava a limitare i danni.
Le ragazze si divertivano, obiettivo raggiunto, anche se già eliminate dal torneo prima ancora di aver finito le partite. Ci ponemmo allora l'obiettivo di fare almeno un maledetto goal. Alla vigilia dell'ultima partita, toccava al nostro fenomeno Luciana, il difensore, stare fuori, nella rotazione era il suo turno. Tutte le ragazze che dovevano giocare vennero da me in privato e si offrirono di stare fuori per farla giocare, perchè era la più forte e dovevamo segnare, dicevano, anche se lei giocava dietro. Tutte erano concordi, lei doveva giocare per il bene della squadra. Il mio obiettivo era raggiunto, quelle ragazze così diverse e alcune così negate, erano diventate una vera squadra !!
Non fu importante che perdemmo tutte le partite, le perdemmo come una vera squadra.
L'unico vero problema era quel goal che non arrivava...
Lo sport a volte è strano, dà grandi dispiaceri e grandi soddisfazioni...
Ultima partita, un vento forte. Faceva caldo, ma che vento. E il goal proprio non arrivava. Ad un certo punto dico ad Elenina, il mio portiere, di tirare la palla lunga, metto un attaccante in più, non so più che provare, anche se prendiamo ancora un po' di goal dobbiamo farne UNO...
L'attaccante non serve, quel giorno il calcio ha deciso che dovevamo riscuotere.
Un rinvio del portiere, il vento che soffia, la palla che non vuole più scendere, non si ferma più. La ferma solo una rete, quella della porta avversaria. Per le mie ragazze fu come vincere un mondiale. Fu l'unico goal che facemmo in quel torneo, lo segnò il portiere. Incredibile!!
Io ero felice: tutti gli obiettivi erano stati raggiunti.
La panchina insegna