Questo è il primo di una serie di articoli che usciranno sul Torneo, perchè il Torneo non termina al triplice fischio della finale. Lì finisce la parte giocata, ora è il momento di celebrare.
E' difficile da capire perchè è difficile da spiegare. A metà maggio del 2000 un gruppo di studenti volenterosi del collegio, anzi della RESIDENZA Golgi, si preparava ad un evento insolito, la finale di calcio dell'intercollegiale. Finale col fraccaro, tornei vinti dal fraccaro, almeno dieci, dal golgi 0, oppure zero se preferite. Ora siamo a fine maggio del 2007, sono passati sette anni. Da allora il fraccaro ha vinto un solo torneo, il cardano due, gli altri niente. La RESIDENZA ha vinto gli altri, 5, cinque se preferite. Tra cui un triennale, e io ho detto prima della partita che questa vittoria sarà la rampa di lancio verso un nuovo triennale. Per vincere nello sport, nel calcio, nell'intercollegiale servono tante cose, che si devono assemblare tutte insieme. Come in una ricetta di una torta. Serve un po' di fortuna, servono dei giocatori con una buona tecnica, servono giocatori con personalità, serve qualcuno che li organizzi, serve gente della RESIDENZA che li stimoli, li critichi e li inciti, nel bene e nel male. Qualcuno che prepari gli striscioni e i cori, qualcuno che chiami da lontano per un “inboccaallupo”, qualcuno che si appassioni anche solo leggendo un blog dal Qatar. Certo questi ingredienti vanno messi non sempre in proporzioni simili, con alcuni bisogna abbondare. Ma nella ricetta sono tutti compresi e bisogna metterceli, alla fine si avrà una gran bella torta. Poi manca la ciliegina, che si chiama cuore. Lo spallanzani è amareggiato e si ritiene defraudato dalla sorte, perchè ha giocato contro una squadra tecnicamente più forte e se l'è giocata alla pari, anzi recrimina su episodi arbitrali o su salvataggi sulla linea. La squadra della RESIDENZA era più forte? Certo, tecnicamente superiore, uno squadrone. Lo spallanzani ha giocato alla pari? Quasi. Non ha capito alcune cose: volgiamo recriminare? Il Golgi ha avuto un torneo caratterizzato da infiniti infortuni di tutti i tipi. Questo ha impedito praticamente di schierare una squadra tipo, o la stessa per due partite... In finale mancava il protagonista più grande del torneo, Giorgione, poi mancava l'attaccante più prolifico e con la media goal più alta, Skerdi. E poi uno aveva un ginocchio gonfio, quello con gli occhi chiari, un altro ha mille acciacchi e non si è mai fermato, quello con la fascia al braccio, un'altro con la febbre, che poi dici con la febbre si può giocare, certo, ma se ti lacrimano gli occhi e stai in porta poi diventa difficile, ma tanto, dici, lui mica è un portiere, il Golgi gioca senza portiere si sa... Ah si? E come mai allora quello con la febbre in 98 minuti di finale nemmeno un goal? Si, quello piccolo coi guanti, con le lacrime, con la febbre e col pallone sempre suo anche se non lo chiama mai... Poi c'è il terzino, quello che parla poco ma che la tensione lo stronca e ha sempre i crampi a fine primo tempo, si quello libanese... Poi c'è quello bergamasco, lì a metà, con un polso lussato... E l'altro bergamasco col posso fasciato, pure lui, quello alto un po' matto... Ma nelle valli orobiche hanno i polsi fragili? Poi c'è quello nero, quello che corre come un matto, che gli fa male la caviglia e prima della finale nemmeno si allena. E poi c'è lui, il più pazzo di tutti, l'uomo della finale. Lui è zoppo, ma gli zoppi possono giocare? E possono anche segnare? Si ma poi mica possono pure difendere e salvare i goal sulla linea, magari in rovesciata... Queste cose solo nei film americani, si sa... Poi c'era pure un allenatore che in finale non può fare l'allenatore, perchè un arbitro troppo zelante glielo impedisce. E allora è costretto a passare le informazioni a quello che sta in piedi perche le urli lui ai giocatori. Proprio a quello che a meno voce perchè ha già gridato con le ragazze... Questo è lo squadrone, sembra pronto per un ricovero collettivo, altro che per una finale. Questa è la torta? Si ma aspetta. C'è la ciliegina. Il cuore. Questa squadra ha vinto col cuore, perchè voleva vincere, e dove non segna il sano ci arriva uno zoppo, e dove non arriva il portiere arriva un compagno, e tutti a remare dalla stessa parte. Se si giocava per due giorni la palla non sarebbe mai entrata. Ma poi che importa: se fosse entrata sarebbe arrivato un'altro zoppo, e ne avrebbe segnato un altro, dimenticando per un attimo il dolore. Tanto il dolore passa, ma la vittoria resta. Per sempre. La vittoria del cuore. Ora hai capito spallanzani?